Il 13 Marzo scorso ho partecipato, in veste di simil fotoreporter freelance, alla manifestazione delle donne musulmane le quali reclamavano il loro diritto di emancipazione da alcuni antichi retaggi che le impediscono di essere donne pienamente libere ed autonome. L' evento è stato organizzato da diverse associazioni musulmane in Italia e promosso da Rajae Bezzaz in collaborazione con "Striscia la notizia" che ne ha dato visibilità mediatica. E' infatti attraverso un precedente servizio messo in onda da "Striscia la notizia" che detta manifestazione prende origine.: ad un'intervista di Rajae sul tema delle donne musulmane libere di andare in bicicletta, l'Imam di Segrate si esprime con dichiarazioni che lasciano intendere la figura della donna quale oggetto che, "...come un diamante va messo su una Cadillac, una Mercedes ma non sulla bicicletta". Potrei però capire che dietro a questa affermazione, come lui stesso ha asserito a posteriori, possa esserci stata un'ingenua e grossolana modalità espressiva che è bastata a sollevare una sentita protesta delle donne islamiche..
In un paese come il nostro e nell'epoca della modernità culturale e del progresso tecnologico del terzo millennio, non dovrebbe esserci alcuno spazio per una certa ideologia culturale o religiosa che tenda a limitare la libertà della donna e di chiunque altro. Questo vale per ogni razza che sia occidentale, orientale, nordica o del sud del mondo.
Al ritrovo presso la moschea di via Padova, la mia più grande sorpresa quando arrivai, fu di vedere una numerosa folla composta da giovanissime ragazze, donne adulte, ma anche da ragazzi e uomini musulmani che, chi per curiosità, chi per condivisione di ideali, partecipavano anch'essi all'evento organizzato. Questa visione ebbe in me la forza di sciogliere quelle tensioni e timori, dovuti ai tanti condizionamenti mediatici, che fino a quel momento cercavo di nascondere a me stesso.
La manifestazione consisteva nel percorrere in bicicletta un breve percorso di circa 5 km. con partenza da Via Padova e arrivo a Porta Venezia. Viene da chiedersi: perchè proprio una manifestazione in bicicletta? La risposta sta nella tradizione islamica più conservatrice che, a causa di un discutibile concetto maschile di "onorabile decoro", proibisce alle donne di andare in bicicletta, tutelandole dal dover esporre alla visione altrui, le proprie fattezze.
Nonostante la presenza del servizio d'ordine a garantire la sicurezza dei partecipanti, l'atmosfera che si respirava era di festa e di allegria. Era bello vedere quei volti cosi raggianti e solari che, con il velo a coprire il loro capo, esprimevano con fierezza un forte senso di appartenenza alla loro cultura mediorientale. Al contempo, riconoscevo nei loro volti la consapevolezza che, al di la di ogni differenza razziale, ciò che ci accomuna è il desiderio e la volontà di condividere quei valori inviolabili e universali di pace e libertà.
In quei momenti, mentre guardavo dal mirino della macchina fotografica, osservavo le persone come se avessi tra le mani una lente di ingrandimento, e mai come allora potei sentirmi cittadino del mondo e che tutta l'umanità altro non era che la mia casa, la mia famiglia.
© 2016 Adriano Scazzi photography
In un paese come il nostro e nell'epoca della modernità culturale e del progresso tecnologico del terzo millennio, non dovrebbe esserci alcuno spazio per una certa ideologia culturale o religiosa che tenda a limitare la libertà della donna e di chiunque altro. Questo vale per ogni razza che sia occidentale, orientale, nordica o del sud del mondo.
Al ritrovo presso la moschea di via Padova, la mia più grande sorpresa quando arrivai, fu di vedere una numerosa folla composta da giovanissime ragazze, donne adulte, ma anche da ragazzi e uomini musulmani che, chi per curiosità, chi per condivisione di ideali, partecipavano anch'essi all'evento organizzato. Questa visione ebbe in me la forza di sciogliere quelle tensioni e timori, dovuti ai tanti condizionamenti mediatici, che fino a quel momento cercavo di nascondere a me stesso.
La manifestazione consisteva nel percorrere in bicicletta un breve percorso di circa 5 km. con partenza da Via Padova e arrivo a Porta Venezia. Viene da chiedersi: perchè proprio una manifestazione in bicicletta? La risposta sta nella tradizione islamica più conservatrice che, a causa di un discutibile concetto maschile di "onorabile decoro", proibisce alle donne di andare in bicicletta, tutelandole dal dover esporre alla visione altrui, le proprie fattezze.
Nonostante la presenza del servizio d'ordine a garantire la sicurezza dei partecipanti, l'atmosfera che si respirava era di festa e di allegria. Era bello vedere quei volti cosi raggianti e solari che, con il velo a coprire il loro capo, esprimevano con fierezza un forte senso di appartenenza alla loro cultura mediorientale. Al contempo, riconoscevo nei loro volti la consapevolezza che, al di la di ogni differenza razziale, ciò che ci accomuna è il desiderio e la volontà di condividere quei valori inviolabili e universali di pace e libertà.
In quei momenti, mentre guardavo dal mirino della macchina fotografica, osservavo le persone come se avessi tra le mani una lente di ingrandimento, e mai come allora potei sentirmi cittadino del mondo e che tutta l'umanità altro non era che la mia casa, la mia famiglia.
© 2016 Adriano Scazzi photography
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